È di queste ore la notizia che Google ha iniziato a progettare un’interfaccia bubble-based per bambini in età prescolare “che non sono ancora in grado di leggere le parole” “sfruttando” l’esperienza nel cercare informazioni.
Il brevetto europeo è stato chiamato Gamifying Voice Search Experience for Children e da ciò che sappiamo potrebbero evocare la casella di ricerca facendo scoppiare bolle colorate sullo schermo e quindi pronunciare il termine di cui desiderano informazioni, come animali o sport. Bubbles mostrerebbe al bambino che il dispositivo li sta “ascoltando attivamente”.
L’Assistente di Google, installato in telefoni, tablet e altoparlanti intelligenti, consente già la ricerca vocale e giochi di terze parti, ma gli inventori della società americana vogliono fare di più per “aiutare i giovani utenti”, che non sono ancora in grado di leggere le “Istruzioni testuali”.
Gli attivisti dell’istruzione hanno avvertito che tali metodi potrebbero “agganciare” i bambini, in modo che facciano affidamento su semplici gadget a spese dello sviluppo costante del cervello attraverso, ad esempio, la lettura di libri.
Ma Google suggerisce che l’assistente digitale aiuterebbe lo sviluppo, ponendo al bambino domande educative durante il periodo di tempo e interrogandolo su argomenti “divertenti” durante le vacanze. La società afferma che l’obiettivo è quello di “identificare, curare e presentare contenuti appropriati per i bambini” e escludere contenuti violenti o espliciti.
Leggendo i documenti del brevetto veniamo a sapere che le funzionalità di ricerca vocale esistenti possono essere inefficaci per i bambini poiché spesso “non sanno cosa chiedere” o “si fermano quando viene loro richiesto di parlare, e talvolta diventano nervosi e balbettanti, il che porta a un riconoscimento vocale impreciso e quindi a una ricerca imprecisa risultati”.
Nel documento leggiamo anche che “gli aspetti del (brevetto) trasformano la ricerca di contenuti in un’esperienza simile a un gioco che insegna ai giovani utenti come cercare contenuti interessanti”.
Chris McGovern, presidente della Campaign for Real Education, ha avvertito che i bambini potrebbero rischiare di rimanere sempre più legati a gadget e dispositivi troppo giovani. McGovern, un ex dirigente scolastico di Londra, ha affermato che tali gadget “alimentano una dipendenza dalla tecnologia digitale che abbiamo nelle scuole – si basano molto su di essa, che li allontana dalla parola stampata in una forma tradizionale di libro”.
Google dal canto suo va avanti per la propria strada affermando che “Archiviamo domande di brevetto su una varietà di idee. Alcuni maturano in prodotti reali, altri no. I futuri annunci di prodotti non devono necessariamente essere dedotti dalle nostre domande di brevetto”.